Aus der Eneide von Annibal Caro: 20px
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25 300px300pxQuell’io che già tra selve e tra pastori di Titiro sonai l’umil sampogna, e che, de’ boschi uscendo, a mano a mano fei pingui e colti i campi, e pieni i vóti d’ogni ingordo colono, opra che forse agli agricoli è cara; ora di Marte L’armi canto e ‘l valor del grand’eroe che pria da Troia, per destino, a i liti d’Italia e di Lavinio errando venne; e quanto errò, quanto sofferse, in quanti e di terra e di mar perigli incorse, come il traea l’insuperabil forza del cielo, e di Giunon l’ira tenace; e con che dura e sanguinosa guerra fondò la sua cittade, e gli suoi Dei ripose in Lazio, onde cotanto crebbe il nome de’ Latini, il regno d’Alba, e le mura e l’imperio alto di Roma. Musa, tu che di ciò sai le cagioni, tu le mi detta. Qual dolor, qual onta fece la Dea, ch’è pur donna e regina de gli altri Dei, sì nequitosa ed empia contra un sì pio? Qual suo nume l'espose per tanti casi a tanti affanni? Ahi tanto possono ancor là sù l’ire e gli sdegni? 30px dashedANNIBAL CARO: ... |