Aus der Eneide von Annibal Caro: 20px
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15 300px300pxL’armi canto e ‘l valor del grand’eroe che pria da Troia, per destino, ai liti d’Italia e di Lavinio errando venne; e quanto errò, quanto sofferse, in quanti e di terra e di mar perigli incorse, come il traea l’insuperabil forza del cielo, e di Giunon l’ira tenace; e con che dura e sanguinosa guerra fondò la sua cittade e gli suoi dèi ripose in Lazio; onde cotanto crebbe il nome de’ Latini, il regno d’Alba, e le mura e l’imperio alto di Roma. Musa, tu che di ciò sai le cagioni, tu le mi detta. Qual dolor, qual onta fece la dea, ch’è pur donna e regina de gli altri dei, sì nequitosa ed empia contra un sì pio? Qual suo nume l'espose per tanti casi a tanti affanni? Ahi tanto possono ancor là su l’ire e gli sdegni? 30px dashedVIRGILIO: Eneide, nella traduzione di Annibal Caro. Hg. von M. Valgimigli. Firenze: Le Monnier, 121984, S. 1-2. Dido und Æneas, Miniatur aus der Handschrift Virgilius Romanus (Biblioteca Apostolica, Cod. Vat. lat. 3867), 5. Jh. - aus Wikipedia, Lizenz Creative Commons
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